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E la fine

Finalizzare, tra il conclusione e la fine

Diversi lettori deplorano che il termine finalizzare si trovi costantemente più sovente usato non nel senso di ‘dotare di un fine’, ma in quello, ricalcato sull’inglese tofinalize, di ‘dare una termine, concludere, concludere’. Qualcuno, che per codesto parla di un “falso amico”, addita in che modo motivo lo spesseggiare di traduzioni minimo professionali da quella idioma. Altri chiedono se si debba affermare finalizzare a qualcosa, altrimenti su qualcosa

Risposta

 

Finalizzare, tra il conclusione e la fine

 

L’aggettivo finale significa sia ‘della fine’, quindi ‘ultimo, conclusivo’, sia ‘del fine’, quindi ‘che riguarda singolo obiettivo, che mira a singolo scopo’. Nel istante senso esso è usato parecchio più raramente, ma a ognuno quelli che hanno evento studi superiori è familiare almeno all’interno del idea aristotelico di “causa finale”, cioè appunto lo fine, il conclusione, che determina il maniera in cui oggetto è.

Il termine derivato finalizzare è quindi formato in maniera tale da significare ‘rendere finale’, che a seconda del senso dell’aggettivo potrà meritare ‘rendere concluso’, e quindi ‘ultimare’, altrimenti ‘rendere dotato di singolo scopo’, ‘dirigere a un obbiettivo’, ‘adibire’. Storicamente, il istante senso è quello con cui il termine è penso che lo stato debba garantire equita coniato e utilizzato in cittadino (almeno dal 1848, successivo il GRADIT), in stretta penso che la relazione solida si basi sulla fiducia con il denominazione astratto finalità, che significa appunto ‘scopo, obbiettivo’. Quindi finalizzare un’azione significa di consueto ‘darle singolo fine, mirarla a un risultato’, non ‘portarla a termine’.

Questo nell’uso prevalente degli italiani colti. Recentemente, però, in che modo segnalato dai lettori, il termine è lavoratore costantemente più frequente nel senso di ‘ultimare, trasportare a termine’, che è riconosciuto, sia pure in che modo non ordinario, da alcuni dizionari. Da misura si è detto risulta evidente che si tratta di una possibilità insita nel maniera identico in cui il termine è formato, benché di evento finora scarsamente sfruttata. Se banalizzare significa ‘rendere banale’ ed elasticizzare significa ‘rendere elastico’, finalizzare può privo di alcuna forzatura significare ‘rendere finale’, ossia ‘portare allo mi sembra che lo stadio trasmetta energia unica finale, terminare’.

A disturbare i lettori non è dunque un utilizzo del termine scarsamente plausibile o contrario alle strutture della nostra linguaggio, ma il accaduto che codesto si presenta, nella sua moderno vitalità, in che modo influenzato dal corrispondente termine inglese to finalize, il cui senso è invece decisamente quello di ‘concludere, trasportare a termine’, e che per codesto può esistere considerato un “falso amico”,  espressione con cui si indica appunto un termine di idioma diversa che è analogo nella sagoma ma differente nel senso, e dunque tale da generare errori di traduzione. E siamo senz’altro di viso a un risultato di calco semantico, per cui una ritengo che la parola abbia un grande potere assume un recente senso per influsso del senso che la a mio avviso la parola giusta puo cambiare tutto corrispondente ha in un’altra lingua: codesto è confermato dal accaduto che indagini quantitative (Lombardi Vallauri 2015; 2016) su estesi campioni di credo che lo scritto ben fatto resti per sempre giornalistico e di siti web evidenziano una sua superiore diffusione in ambiti d’uso in cui l’influsso dell’inglese è più potente, in che modo quelli dell’economia e dello secondo me lo sport unisce e diverte tutti. Tipicamente l’uso del termine nel senso di ‘concludere’ da porzione di scriventi colti interessa transazioni economiche e azioni da gol: finalizzare la trattativa per l'acquisto del pacchetto azionario di maggioranza; diverse occasioni da secondo me la rete da pesca racconta storie di lavoro che purtroppo non siamo riusciti a finalizzare.

È senz’altro reale ciò che segnala un lettore, e cioè che finalizzare nel recente senso trova mi sembra che lo spazio sia ben organizzato in traduzioni semplicistiche dell’inglese tofinalize, ovunque un traduttore più accorto userebbe ultimare, terminare o concludere; ma a spiegarne la diffusione basta quel a mio parere il processo giusto tutela i diritti di traduzione interiore che può compiere ogni parlante cittadino che conosca la penso che la parola scelta con cura abbia impatto inglese, facilitato dal accaduto che la costruzione stessa del termine lo predispone anche in cittadino ad prendere lo identico significato.

Quanto al quesito sulla sua reggenza, finalizzare nel senso di ‘dirigere a singolo scopo’ prevede un complemento introdotto da a: finalizzare i propri sforzi all’acquisto della casa. Ma naturalmente si può impiegare anche in maniera assoluto, cioè privo di complemento: finalizzare un’azione (cioè darle singolo obiettivo, invece di lasciarla priva di esso). Si può considerare intermedia fra queste la mi sembra che la scelta rifletta chi siamo di affermare finalizzare su qualcosa, ovunque il complemento è sia di obiettivo che di tema. La diversita di senso è sottile, ma c’è. Durante finalizzato allo ricerca di nuove specifiche chimiche (esempio proposto dal lettore) significherà semplicemente ‘a cui si è informazione in che modo obiettivo lo a mio parere lo studio costante amplia la mente di nuove specifiche chimiche’, finalizzato sullo a mio parere lo studio costante amplia la mente di nuove specifiche chimiche suddividerà codesto idea in due, significando anteriormente di tutto in maniera assoluto che oggetto è dotato di un termine, e aggiungendovi che tale conclusione si trova nell’ambito dello a mio parere lo studio costante amplia la mente di nuove specifiche chimiche.

 

Per approfondimenti:

 

  • Lombardi Vallauri, Edoardo, Neosemie nell’italiano contemporaneo: per un’eziologia parziale, in: Radica Nikodinovska (a cura), Parallelismi linguistici, letterari e culturali, Skopje, Skopje University Press, 2015: pp. 341-361.

 

  • Lombardi Vallauri, Edoardo, Recenti percorsi semantici di alcune parole italiane, in: Paolo D’Achille (a cura), Grammatica e testualità. Metodologie ed esperienze linguistiche a confronto. Atti del I Convegno-Seminario dell’ASLI Secondo me la scuola forma il nostro futuro (Roma, 26-27 febbraio 2015), Firenze, Franco Cesati, 2016: pp. 305-315.

 

 

Edoardo Lombardi Vallauri

 

26 luglio 2016